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Dolomiti del Gruppo Sella 20-21-22.07.2012
 
   
     
 

Partiamo da Marchirolo verso le h 7:00 in direzione della Val Gardena, per un trekking di tre giorni nelle Dolomiti del Gruppo Sella. Attratti dal forte richiamo che queste montagne suscitano, in chi come noi è rimasto contagiato dal loro fascino e non può fare a meno della loro indescrivibile bellezza, ci torniamo per la quarta volta.
Le Dolomiti, riconosciute dal 2009 patrimonio dell’Unesco per il loro valore geologico e paesaggistico, si dividono in nove gruppi che formano uno straordinario “arcipelago fossile. La loro bellezza deriva dalle spettacolari conformazioni verticali: pinnacoli, guglie e torri che s’innalzano bruscamente dalle falde detritiche e che contrastano con le superfici orizzontali: cenge, balze e altipiani. I picchi e le gole, isolati in alcuni luoghi, si aprono improvvisamente a formare bellissimi panorami dove l’occhio umano si perde a seguire orizzonti sconfinati. Un’altra caratteristica è la luce che durante l’arco della giornata cambia i colori delle pareti rocciose che si accendono di rosso e di arancio all’alba ed al tramonto, diventano pallide ed evanescenti nella luce pomeridiana, fino ad assumere un aspetto freddo e spettrale al crepuscolo e al chiaro di luna. Da qui l’appellativo di Monti Pallidi.
Non si resta indifferenti davanti all’indescrivibile fascino delle Dolomiti e non per niente sono considerate le più belle montagne della Terra.
Il massiccio del Sella, meta della nostra escursione, tra 236 e 231 milioni di anni fa, era solo un piccolo atollo tropicale circondato da altri atolli (le Pale di San Martino, il Catinaccio etc.) e da due alti vulcani, il Predazzo ed il Monzoni, che eruttavano lava e tufo. I periodi successivi furono caratterizzati dall'erosione e dalla scomparsa dei vulcani. L'argilla, mescolata ai detriti vulcanici, che si depositò sui fianchi degli atolli, ne caratterizzò l'aspetto arrotondato.
Il Gruppo Sella, da alcuni è definito come un castello di roccia, per altri invece è visto come un’isola grande e maestosa che si innalza verso il cielo e punto di approdo per molte persone.
PRIMO GIORNO - Dopo sei ore di viaggio, siamo sul Passo del Pordoi 2239m. Con la funivia ci portiamo sulla cima del Pordoi 2950 m, da dove parte la nostra escursione. Con un balzo di 711 metri siamo stati catapultati in un’altra dimensione. All’arrivo, una copia di cracchi solitari sembra fissare un punto lontano per poi spiccare un volo e sparire nella nebbia che avvolge l’altopiano. Ci troviamo in un paesaggio lunare, e sono molte le persone che si muovono nella forte luce spettrale emanata dalle rocce chiare. Percorriamo l’altopiano tra la nebbia ed il vento, in un’atmosfera surreale, e seguendo i segnavia scendiamo fino alla forcella del Pordoi 2829m. Superato l’omonimo rifugio, imbocchiamo il sentiero n°627 che ci condurrà fino al Piz Boè 3152m, la cima più alta del Gruppo Sella. La salita al Piz Boè non è particolarmente difficile, a parte qualche passaggio attrezzato con funi fisse dove bisogna prestare attenzione. Siamo in cima. La nebbia che si dirada, lascia il posto ad un cielo blu terso ed il panorama circostante, a parte la presenza di un enorme ripetitore che sovrasta il piccolo rifugio di Fassa, è veramente bello. Come non notare “la regina delle Dolomiti”, la Marmolada, che con i suoi 3343m è la cima più alta delle Dolomiti. Entriamo nel rifugio per bere un tè caldo e dopo le foto di rito, imbocchiamo il sentiero n°638 iniziando così la discesa che di li a poco ci condurrà al Rifugio Boè. Il rifugio è molto accogliente e dopo un’ottima cena a base di scaloppina, patate e crostata di albicocche, e qualche partita a “Pinella”, ci ritiriamo in camera. La notte un violento temporale, con tuoni, lampi pioggia, grandine e forte vento, ci fa temere il peggio per il giorno dopo.
SECONDO GIORNO - Ci alziamo ben presto, c’è nebbia ma non piove e dopo la colazione ci mettiamo in cammino. Con l’intenzione di salire sulla Cima Pisciadù 2985m, imbocchiamo il sentiero n°647. Molti sportivi già si aggirano sui sentieri: domani ci sarà la 15ª edizione della corsa in montagna “Dolomites Sky Race” che parte da Canazei 1450m, arriva al Piz Boè 3152m e torna a Canazei. Un giro di 22 Km con un dislivello di  1702 metri, che si percorre in circa due ore. Superato il Col Turon 2927m, una leggera pioggia inizia a cadere. Ci fermiamo sulla Forcella Antersas 2839m, da dove si apre l’impressionante baratro sulla Valle Mezdì. Facciamo qualche foto e continuiamo sul sentiero n°666. Siamo ai piedi della Cima Pisciadù, la pioggia è diventata più insistente, e una folta nebbia avvolge l’intera montagna. Dopo una breve consultazione, anche se a malincuore, rinunciamo di salire in cima: l’ultimo tratto si sviluppa su rocce, è molto ripido, ed è pericoloso percorrerlo con la nebbia e la pietra bagnata. Ci tenevamo molto a fare questa cima, ma bisogna saper rinunciare quando le condizioni ambientali non sono buone e diventa rischioso proseguire. Continuiamo sul sentiero n° 666 che, attrezzato di funi e catene scende ripido, e tra la nebbia già si intravede il Lago Piscadù 2564m, ed appena più in alto, il Rifugio F. Cavazza al Piscadù 2585m. Un violento acquazzone ci sorprende mentre stiamo attraversando il sentiero che costeggia il lago sulla parte detritica ai piedi di Cima Pisciadù. Arriviamo al rifugio veramente bagnati. Tanti escursionisti hanno trovato riparo qui ed aspettano che smetta di piovere per poter continuare. Verso le h 14:00, la pioggia smette di cadere ed un bel sole fa capolino tra le nuvole. Usciamo a perlustrare la zona e a fare qualche foto. Il posto è veramente molto bello, ed il rifugio adagiato sul bellissimo lago tra la Cima del Piscadù 2985m e il Sas de Lèch 2936, gode di un bellissima vista sulla valle sottostante e su quella parte di Dolomiti che si si susseguono in un gioco di luci ed ombre fino a scomparire tra il cielo e le nuvole. Abbiamo appena finito di cenare, quando la nebbia torna a coprire ogni cosa. Dal cielo scuro, grossi fiocchi di neve portati dal vento cominciano a cadere ed in un baleno tutto è ricopertro di bianco. È davvero impressionante come può essere repentino il cambiamento del tempo in montagna. È stata una giornata incredibile: temporali, tuoni, fulmini, pioggia grandine, sole, vento, nebbia e neve, ma le emozioni sono ancora finite, perché la sera ci sorprende con lo spettacolo più bello: il tramonto sulle Dolomiti. Le pareti rocciose si accendono di colori caldi con sfumature che vanno dall’arancio, al rosso e al viola, mentre il buio che avanza sembra lottare con gli ultimi bagliori di luce rifugiatisi sulle cime più alte. Fa freddo, in pochi assistiamo in religioso silenzio a questo spettacolo della natura e l’emozione ci lascia senza fiato davanti a così tanta bellezza. Quando anche l’ultima fievole luce si spegne e nel cielo si accendono le prime stelle, rientro al caldo del rifugio. Facciamo ancora qualche partita a carte prima di andare a dormire.
TERZO GIORNO - Ci alziamo alle h 6:00, e preparati gli zaini, scendiamo a far colazione. Alle h 7:30 siamo già sul sentiero n°666, che ci condurrà al Passo di Val Gardena. C’è un bel sole e l’aria è frizzante. Dopo poco siamo sul ciglio dell’aspra Val Setus, un canalone che scende ripido verso valle. Iniziamo la discesa, il termometro segna 3°C. Ci muoviamo con calma sulle ripide pareti attrezzate con corde fisse e ben presto siamo sul ghiaione detritico che caratterizza la parte terminale del canalone. Seguendo i segnavia per il Passo Gardena, il sentiero attraversa i pratoni che si sviluppano alle pendici del gruppo Sella. Il paesaggio è molto riposante e i prati sono ricoperti di rododendri, orchidee selvatiche, astri alpini, genzianelle, campanule selvatiche e calendule. In breve siamo al Passo Gardena, il luogo che un tempo ricoperto di boschi e che le antiche leggende vedevano abitato da orchi e streghe, ora è pieno di auto, camper e moto. Prendiamo il bus, e raggiungiamo il Passo Pordoi, dove abbiamo lasciato la macchina.
È inutile dire che l’escursione è stata veramente gratificante ed emozionante, e a malincuore lasciamo questi posti con la speranza di poterci ritornare.